Brai Salvatore
Nato a Oristano il 06 maggio 1943
un sardo 3 volte campione d’Italia
di Andrea Coco
da «Tuttosport» di lunedì 29 dicembre 1975

”Primi del gruppo 1: Brai-Rudy su Opel-Conrero”. Chi segue l’automobilismo sente spesso questa frase alla televisione e alla radio, oppure la legge sui giornali dopo un rally: pochi sanno però, che il pilota della Opel (tre volte campione italiano) è sardo.
Salvatore Brai, infatti è nato a Oristano 32 anni fa; da tempo risiede con la moglie e due figli a Cesena, dove dirige un’azienda di trasporti frigoriferi. Ha cominciato a correre non più giovane e la sua prima partecipazione significativa a una competizione automobilistica risale al '69. Con una Lancia Fulvia HF, Brai partecipò quell’anno al Rally “Alpe della Luna” e in ben due prove speciali fece segnare tempi migliori di Amilcare Ballestrieri, allora “ufficiale” Lancia.

In seguito si è cimentato con l’Autobianchi “A 112” e con l’Alpine Renault “a 110”, “facendosi le ossa” su auto quasi strettamente di serie come quelle dei gruppi 1 e 3. È approdato quindi alla Opel con la quale, ormai da anni, costituisce un valido binomio.
Proprio con la vettura tedesca, preparata dal torinese Virgilio Conrero, Brai e Rudy, vincono il loro primo titolo italiano nel 1972, conquistando la Coppa Csai per i rally nazionali. Nello stesso anno si piazzano al secondo posto (sempre del gruppo 1) nell’europea Mitropa Cup.
Uno dei periodi migliori di Salvatore Brai è comunque il '73 quando il pilota sardo bissa il successo dell’anno precedente conquistando la Coppa riservata stavolta ai rally internazionali. In quell’anno l’Opel Ascona di Brai-Rudy è lo spauracchio in qualsiasi rally: l’equipaggio della marca tedesca è temuto da tutti, addirittura per le vittorie assolute. E in effetti, ad onta della nutrita presenza di vetture del gruppo 4 (gran turismo al limite della preparazione) Brai-Rudy conquistano il decimo posto assoluto a San Marino; il 5° in Sicilia; il 9° all’isola d’Elba; il 7° al “4 Regioni” e 11° alle “Alpi Orientali”. Innumerevoli sono ovviamente le vittorie di categoria e il pilota sardo diventa nuovamente campione italiano.

Lo scorso anno Salvatore Brai ha avuto una stagione assai ridotta per motivi di lavoro e ha dovuto accontentarsi soltanto di qualche sporadica apparizione nei più famosi rally nazionali. Le sue prestazioni risentono naturalmente della scarsa preparazione e i risultati non arrivano.
Molti pensano che ormai Salvatore Brai stia tramontando o sia comunque destinato a non essere più il primo attore dei rally. E invece è soltanto un anno di stasi, di “riflessione” forzata che non incide sul suo carattere.
Il '75 (forse la sua stagione migliore), infatti lo vede di nuovo alla partenza di tutti i più impegnativi rally ed alla fine il vincitore del gruppo 1 è ancora il binomio Brai-Opel.
Quest’anno, tra l’altro Brai e Rudy si sono piazzati sesti all’isola d’Elba; quinti a San Giacomo di Roburent (Torino) e sesti a Pavia. Sono tutti risultati eccezionali, dunque, se si pensa che nel gruppo 1 ben poche sono le modifiche ammesse per il motore e la carrozzeria.

Quando una vettura gruppo 1 come quella di Brai-Rudy si piazza quinta o sesta assoluta (vincendo la sua classe) in un rally, e si lascia dietro magari le potenti “Stratos”, le Alpine e Fiat Abarth del gruppo 4, è segno che macchina, pilota e navigatore sono davvero fuori dal normale. E Brai-Rudy eccezionali lo sono davvero: due campioni che dopo la vittoria di quest’anno, hanno per il '76 l’unica ambizione di passare alla guida di vetture del gruppo 2, le turismo ai limiti dell’elaborazione. Se i loro desideri si attueranno, Bray-Rudy potrebbero costituire un serio pericolo per lo stesso fuoriclasse Munari.